Alla metà dell’Ottocento ne erano presenti quasi 14.500 In ogni cortile, in ogni cantina di Bologna ma paradossalmente tutti questi pozzi fornivano senza scampo acqua non potabile , perchè la falda freatica, che li alimentava, era contaminata a causa delle dispersioni provenienti dalla rete fognaria e dei liquami scaricati dai pozzi neri direttamente nel terreno. Il rifornimento idrico di Bologna rimase problematico almeno fino agli anni Ottanta del XIX secolo. Mancava sia di un acquedotto che di una rete fognaria efficiente e ciò rendeva le condizioni igieniche molto precarie.
,,Nel 1861 nel centro cittadino fu individuato quasi per caso, durante la realizzazione di alcuni lavori, un tratto di un antico condotto dell’acquedotto romano. Si interessò particolarmente al caso un giovane ingegnere da poco assunto dal Comune, Antonio Zannoni che, grazie all’appoggio dell’ingegnere capo Coriolano Monti, che lo volle al suo fianco nella struttura tecnica comunale, con ardore intraprese una lunga ricerca per rintracciare l’originale percorso del condotto romano.”- IPERBOLE
Solo nel 1881 con la riapertura dell’acquedotto antico furono finalmente costruite diverse fontanelle da cui attingere acqua, al posto dei pozzi.
Nella successiva epidemia di colera degli anni Ottanta si constatò come l’incidenza della malattia diminuisse in quelle zone in cui già era stato realizzato un collegamento idrico con l’acquedotto.
Nella fornitura di acqua potabile, in particolare per la popolazione più povera, i pozzi persero progressivamente terreno a vantaggio delle fontanelle pubbliche, alimentate non dall’inquinata falda freatica, ma dall’acquedotto, con conseguente miglioramento delle condizioni igieniche per tutta la città.
Pozzi e cisterne
Fontane
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